Rallentare!

Già. Mi ritrovo a un attimo dai miei cinquantacinque anni e rifletto. Guardo chi ho attorno, la loro vita, il loro correre verso obiettivi impossibili o possibili; non spetta certo a me definirli. Uomini e donne incastrati dentro le maglie di una vita, che per certi versi, ha perso il senso. Poi guardo me stesso, per capire dove sbaglio, dove ho cambiato strada, quando mi sono perso… Perché non comprendo più! E non capisco più gli altri. Comincio a scollegarmi dal mondo, comincio a stufarmi sempre prima delle inutili conversazioni, fatte di luoghi comuni, argomenti triti e noiosi, farciti di lavoro, di soldi, di divertimento forzato legato a locali più o meno fighi, pieni di gente che ha sempre più paura di restare sola. Sono sempre più convinto che la solitudine sia un lusso, un piacere da gustare con calma, da rivalutare. E per solitudine intendo quella soluzione condivisa, di persone che possono restare assieme senza dover per forza parlare di qualcosa. Intendo coloro che camminano assieme e gustano il silenzio di un paesaggio, i colori di un tramonto che annega nell’acqua di un mare. Intendo le dita incrociate di due mani che passeggiano assieme, per un sorriso regalato dal volo di una farfalla che sembra volersi unire al silente camminare. Intendo lo sguardo di un bimbo appena nato, che ti guarda con fiducia perché è quello che l’istinto gli concede. Ti guarda per capire, per conoscere, per fidarsi di te anche perché non ha alternativa; sarebbe comunque impotente davanti a ogni tua scelta di adulto e quindi si affida, positivo e solare. Perché perdere tali tesori… Perché crescere per diventare opportunisti, falsi, egoisti e bastardi. Forse ci rimane ancora un’opportunità, rallentare. Smettere la corsa, recuperare fiato, rallentare per mettere a fuoco quanto di bello ci circonda. Ricominciare a vivere, con meno, che in realtà rappresenta un più. Ma è solo il mio punto di vista.

Peace.